I quattro numeri chiave per giudicare un’impresa

07 Gen 2019

Ancora prima di inserire i dati di bilancio dell’impresa nei diversi modelli più o meno sofisticati di analisi finanziaria, l’analista si fa immediatamente un’opinione sulla bontà e sulla solidità dell’impresa che sta esaminando osservando solo alcuni numeri chiave.

Naturalmente quando parliamo di giudizio sull’impresa facciamo esclusivamente riferimento alle sue performance economico finanziarie e ad una valutazione di tipo “quick and dirty”: va da sè che un’analisi completa deve tenere presente non solo i numeri ma anche le strategie, la storia, il posizionamento, la credibilità del management e così via.

Se di un’azienda potete conoscere solo due numeri, e siete nella fortunata condizione di poter scegliere quali, chiedete il Fatturato e l’EBITDA (o margine operativo lordo, pari alla differenza fra valore della produzione e costo della produzione del conto economico cui si aggiungono gli ammortamenti e le svalutazioni). Con questi due numeri saprete quanto è grande l’azienda e se la sua redditività sottende una situazione di successo, di normalità o di debolezza.
Se vi concedono un terzo ed un quarto numero, scegliete il debito finanziario netto, pari alla differenza fra il debito finanziario complessivo e la liquidità, e il debito totale a breve termine: saprete anche se l’azienda è solida o meno.

In effetti, con questi quattro numeri sarete in grado di conoscere oltre i due terzi degli elementi di natura finanziaria che ci sono da sapere sull’impresa. Il resto sono dettagli: interessanti, ma dettagli.

Vediamo nel concreto come possiamo adoperare questi quattro numeri attraverso la formazione di alcuni degli indicatori di bilancio più esaustivi.

L’indicatore EBITDA/Vendite esprime la vera capacità dell’impresa di stare sul mercato in quanto misura quanto reddito operativo è in grado di generare per unità di fatturato. L’EBITDA è la misura più importante di reddito perchè non è influenzata dalle politiche di investimento (attraverso gli ammortamenti), da quelle di finanziamento (attraverso gli interessi passivi), da quelle straordinarie e da quelle fiscali: ecco perchè misura meglio di altri valori reddituali la capacità di fare bene il proprio mestiere (in valore assoluto e rispetto ai concorrenti). A grandi linee possiamo dire che per un’impresa industriale un EBITDA margin del 10% è un sufficiente livello di redditività.

L’indicatore Debito finanziario netto/EBITDA è uno dei ratios di solvibilità più conosciuti: esso misura in quanto tempo l’impresa è in grado di rimborsare il debito finanziario attraverso il reddito operativo lordo (che è una grandezza molto vicino al cash flow, soprattutto per le imprese che si trovano in una fase di stabilità sotto il profilo della crescita dimensionale). E’ statisticamente provato che quando il debito finanziario è maggiore di 3-4 volte l’EBITDA l’impresa potrebbe incontrare delle difficoltà in caso di mutamenti di mercato.

L’indicatore Debito finanziario netto/Vendite è un altro indice di solidità dell’impresa, meno improtante del precedente ma comunque utile: quando il debito finanziario supera il 30-40% del fatturato potrebbe essere un sintomo di ecesso di indebitamento, anche se occorre che tale giudizio sia dato tenendo conto anche del rapporto precedentemente esaminato.

Infine, sempre per valutare la solidità dell’azienda, è utile raffrontare il Debito totale a breve termine con il Fatturato. Infatti nei casi precedenti abbiamo fatto riferimento al debito finanziario, mentre l’impresa potrebbe essere comunque poco solvibile nonostante un basso indebitamento bancario. Tale indicatore assume valori statisticamente significativi quando il debito totale a breve termine supera il 50% del fatturato.

Fino ad ora abbiamo visto come con questi quattro numeri è possibile farsi velocemente un’opinione circa la bontà reddituale e la solvibilità dell’impresa: ma gli stessi possono essere impiegati anche per avere informazioni (sempre quick and dirty) su quanto vale l’impresa e il suo capitale netto.

Ciò è posssibile poichè infatti il prezzo di mercato di un’impresa è pari ad un multiplo della sua redditività lorda (EBITDA), che in media oscilla fra le 4 e le 6 volte in funzione delle caratteristiche della stessa (più è “unica” e “attraente” più alto è il multiplo).

Se consideriamo un’impresa con caratteristiche medie rispetto al suo settore (non eccelle e non è tra le peggiori) possiamo usare un multiplo del suo EBITDA pari a 5x per stimare il suo valore di mercato complessivo (come se fosse il valore di mercato dell’attivo, comprensivo dell’avviamento). Se a questo valore, che si chiama Enterprise Value, sottraiamo il valore del debito finanziario netto, otteniamo il valore di mercato del Capitale Netto dell’impresa. Se tale valore di mercato è superiore a quello contabile significa che l’impresa crea valore (il che normalmente dipende dal fatto che i rendimenti sui capitali investiti sono superiori alle attese degli apportatori di capitale a titolo di finanziamento e di capitale di rischio).

Naturalmente l’utilizzo di un multiplo medio (nel nostro esempio pari a 5x) sconta i limiti di una valutazione quick and dirty: nella pratica professionale il multiplo viene determinato in maniera puntuale osservando i dai dati disponibili per le imprese quotate cosiddette “comparabili” o i dati provenienti da operazioni e transazioni aventi ad oggetto la cessione di quote societarie di imprese simili.

Questo articolo ha descritto come attraverso l’utilizzo di quattro numeri possiamo ottenere informazioni preziose sulla solvibilità e sul valore di un’impresa, ma la strada non è a senso unico, nel senso che conoscendo queste (poche) regole di base un’impresa può autovalutarsi e verificare se il proprio livello di indebitamento è eccessivo, quindi adottare misure e strategie idonee per riportarsi sul sentiero della sostenibilità finanziaria e dell’aumento del valore.

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